L’ortaggio più diffuso in Giappone è la radice di Daikon. Questo ortaggio ha origine inizialmente nelle regioni del bacino Mediterraneo e venne poi portato nello stato asiatico tra il terzo e il quarto secolo d.c., dove la coltivazione su larga scala venne incoraggiata nel Periodo Muromachi (1392-1573). Nella tradizione nipponica le foglie e la radice della pianta sono incluse nella nanakusa, le 7 piante che durante il mese di gennaio vengono tradizionalmente mangiate con un porridge di riso quale auspicio di salute e longevità per tutto l’anno.
Uno dei modi classici per consumare il daikon è grattugiato crudo, come contorno ai piatti proteici. Pare che in giappone questo utilizzo risalga al Periodo Edo (1603-1868), poiché si riteneva aiutasse la digestione. E avevano ragione! Il daikon è una fonte eccellente di enzimi digestivi, enzimi che si assorbono al meglio quando la radice viene grattugiata. Gli enzimi contenuti sostengono il lavoro di stomaco, intestino e fegato e aiutano a smaltire i grassi in eccesso.
Il daikon è inoltre un cibo che, secondo la medicina cinese, scalda. Dunque aiuta l’organismo ad affrontare tutte le malattie invernali (tosse, raffreddore, mal di gola…), anche perché ricco di vitamina c.
Molte sono le varietà di questa radice, che è un po’ il parente orientale del ramolaccio. La varietà coltivata dalla Teresa è la Minowase Daikon e qui trovate un paio di suggerimenti per il suo utilizzo in cucina.